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Regionali, scontro sulla data. Alfano: Governo piegato al calcolo di Bersani. Il segretario Pd risponde: Angelino non si sostituisca a Napolitano

”Il governo deve rimediare ad un errore grossolano e madornale”. Angelino Alfano arriva nella sede di Confcommercio e si ferma a parlare con i giornalisti per bocciare la decisione del governo Monti che ha fissato per i primi giorni di febbraio la data delle elezioni regionali in Lombardia, Molise e Lazio.
Per il segretario del Pdl era meglio non anticipare la tornata elettorale e fare l’election day anche per risparmiare soldi. ”Con la scelta del governo – avverte – gli italiani saranno costretti a pagare una tassa di 100 mln di euro, la somma che sarà spesa per anticipare le regionali. In commissione Bilancio alla Camera non si trovano i soldi per gli alluvionati della Maremma, e noi invece, buttiamo 100 mln di euro per anticipare di 50 giorni rispetto alle elezioni politiche quelle regionali”.
”Questo esecutivo – dice Alfano – non può piegarsi al calcolo cinico di Bersani e del Pd. Questo fine settimana il mio partito valuterà sul da farsi. Il Pdl non può dire sì a questa proposta. Non ci si può mettere in ginocchio e ai piedi di Bersani”.
Concetto ribadito davanti alla platea di Confcommercio: ”Per il calcolo cinico di un leader di partito facciamo la ‘tassa Bersani’ di 100 milioni. Questa è una tassa cinica, una cosa che mi indigna: fare l’11 febbraio le elezioni nel Lazio, Lombardia e Molise e il 7 aprile le politiche. A questo punto, anticipiamo le politiche a febbraio o spostiamo le regionali ad aprile. Non è che ci vuole il direttore Fmi per trovare questo risparmio”.
La replica del Pd non si è fatta attendere. “Cerchiamo di non dire banalità. Per me si va a votare nei tempi giusti per le politiche e il prima possibile per le regionali”, dice Pier Luigi Bersani . “Invito Alfano a non fare il lavoro del presidente della Repubblica. Ce n’è già uno e lo fa benissimo”, aggiunge il segretario del Pd. “Alfano – continua – faccia un po’ di conti e vedrà quanto costa tenere Regioni in piedi senza fare nulla”.
“In questo stato di confusione evidente nella destra, credo ci sia il rischio di un abbandono degli elettori di centrodestra che possono rifugiarsi nell’astensionismo o nel voto di protesta. E questo non lo dico affatto con soddisfazione”, conclude Bersani.
Alfano replica così al segretario del Pdl: ”Bersani sa benissimo che il suo capriccio costerà 100 milioni di euro al contribuente italiano e tutto questo mentre non si trovano i soldi per gli alluvionati della Maremma e per le forze dell’ordine. Questa è una tassa cinica che il Pd sta imponendo agli italiani. Noi ci batteremo e davvero chiediamo al governo di rimediare a questo colossale errore entro venerdì”.
Nessuna reazione, per ora, del presidente del Consiglio Mario Monti di fronte alle polemiche seguite all’indicazione della data del 10 e 11 febbraio prossimi. Il premier, oggi impegnato ad Algeri per il vertice italo-algerino, è stato raggiunto dagli echi delle dure reazioni del Pdl, arrivato a minacciare la tenuta del governo, e delle prese di posizione di Lega, Udc e Fli, favorevoli all’election day.
Per ora, a quanto si apprende, a palazzo Chigi si resta fermi all’indicazione venuta ieri dal Viminale, ma questo non esclude che nei prossimi giorni l’argomento possa essere approfondito dal presidente del Consiglio, per esaminare le varie ipotesi sul tappeto di cui si è discusso e si continua a discutere: lasciare separate le due consultazioni elettorali, per arrivare a scadenza naturale della legislatura e non lasciare le Regioni interessate per lungo tempo senza governo; accorpare in un’unica data le politiche e le regionali nell’election day, anche per garantire un risparmio di risorse, cercando di capire, in questo caso, quale potrebbe essere le data migliore per fissare il voto, contemperando le varie esigenze.
Valutazioni che saranno sul tavolo di Monti nelle prossime ore e che già oggi potrebbero essere state oggetto di colloquio con il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, anche lei nella delegazione del governo italiano presente in Algeria. Fondamentale, naturalmente, il parere del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, visto che l’eventuale scelta dell’election day passa per lo scioglimento delle Camere, prerogativa appunto del capo dello Stato.
Intanto, in un incontro nello studio di Gianfranco Fini a Montecitorio tra il presidente della Camera, il leader Udc Pier Ferdinando Casini, il segretario centrista Lorenzo Cesa e il vice presidente di Fli Italo Bocchino, sarebbe emersa la preoccupazione per le conseguenze del voto a febbraio per le elezioni regionali.
Fini e Casini, in particolare, secondo quanto si è appreso, sarebbero “molto preoccupati” da una prospettiva che comporterebbe di fatto una lunga campagna elettorale di quattro mesi e il conseguente rischio di una paralisi dell’attività di governo e parlamentare.
Il presidente dimissionario della Regione Lazio, Renata Polverini, ha confermato che ricorrerà ”comunque al Consiglio di Stato per dignità dell’istituzione, perché ritengo che quella sentenza sia non solo ingiusta, ma soprattutto in totale contraddizione con le sentenze precedenti che lo stesso Tar aveva emesso, sempre riguardanti le leggi regionali”.