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Monti: Premier? Solo se si segue la mia agenda. Berlusconi? “Non capisco cosa dice”

Monti: Premier? Solo se si segue la mia agenda. Berlusconi? “Non capisco cosa dice”

(FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO)

Un anno fa l’Italia era nelle condizioni in cui è venuta fuori dalla guerra rispetto al resto d’Europa. Lo ha spiegato Mario Monti, nella conferenza di fine anno.
“Oggi è facile dimenticare la drammaticità di quei momenti, posso ora rilvelare che nelle mie prime uscite europee da presidente del Consiglio, verso fine novembre, mi sono trovato in una situazione che mi ha fatto venire in mente le prime parole di Alcide De Gasperi alla Conferenza di Parigi del 10 agosto del ’46: ‘Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto tranne la vostra cortesia è contro di me’”.
Il premier ha spiegato: “Era così precaria la situazione italiana nel novembre del 2010, eravamo forse a torto circondanti da così profonda diffidenza”.
“Devo – dice quindi Monti – a nome del governo esprimere alcuni ringraziamenti: uno molto intenso al Capo dello Stato Giorgio Napolitano che è stato con la sua intuizione all’origine di questo governo e che durante tutti i passaggi difficili è stato prodigo di discreti ma illuminanti consigli. Desidero vivamente ringraziarlo”.
Poi i ringraziamenti ai presidenti di Camera e Senato, Granfranco Fini e Renato Schifani, che hanno aiutato il governo nella complessa navigazione parlamentare di questi mesi. “Sono grato – ha aggiunto – alle principali forze politiche che hanno sostenuto il governo, in particolare, e personalmente, ai segretari Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Con ciascuno dei tre è stato possibile instaurare rapporto franco, schietto, basato sulla cordialità e sul comune intento di lavorare per il bene del Paese”.
Riguardo la decisione di dimettersi dall’incarico, però, Monti è chiaro: le parole pronunciate il 7 dicembre scorso, in Aula alla Camera, dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, hanno rappresentato una ”dichiarazione di sostanziale sfiducia nei confronti del governo e ne ho tratto immediatamente le conseguenze”. ”Per noi – ribadisce – le parole pesano e di questo devono essere coscienti coloro che pronunciano queste parole e coloro che le ascoltano”, ha detto.
Ieri il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, ha annunciato che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere.
Il Presidente della Repubblica, si legge in una nota del Quirinale, dopo aver sentito i presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.
“La strada era già segnata, non esisteva alcuno spazio per ulteriori sviluppi in sede parlamentare” ha sottolineato il presidente, incontrando brevemente la stampa al Quirinale.
“Era una strada già segnata, dunque, e percorsa con eccezionale impegno dalle Camere. Né esisteva spazio per sviluppi in sede parlamentare: avevamo solo il tempo per approvare la legge di stabilità e ci avviavamo verso elezioni a metà febbraio. Lo scioglimento della legislatura appariva inevitabile”. Il capo dello Stato si è augurato che la campagna elettorale “sia condotta con misura e spirito competitivo ma costruttivo, come la situazione esige”.
Napolitano ha firmato anche il decreto di convocazione dei comizi elettorali: si voterà il 24 e 25 febbraio per l’elezione di Camera e Senato. La prima riunione delle nuove Camere è fissata per il 15 marzo.
Il Capo dello Stato ha ricevuto alle 18 al Quirinale il presidente del Consiglio Mario Monti, accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà. Monti ha controfirmato il decreto di scioglimento delle Camere e ha presentato a Napolitano per la firma il decreto di convocazione dei comizi elettorali, quello per la prima riunione del nuovo Parlamento, il decreto di assegnazione alle Regioni del territorio nazionale e alle ripartizioni della circoscrizione Estero del numero dei seggi spettanti per l’elezione del Senato; il decreto di assegnazione alle circoscrizioni elettorali del territorio nazionale e alle ripartizioni della circoscrizione Estero del numero dei seggi spettanti per l’elezione della Camera.
Si è così conclusa la giornata delle consultazioni con i gruppi parlamentari, iniziata questa mattina alle 10, seguite alle dimissioni del presidente del Consiglio Mario Monti. Nel pomeriggio, verso le 16:30, il presidente della Camera Gianfranco Fini è stato ricevuto da Napolitano. Prima di lui anche il presidente del Senato è stato a colloquio con il capo dello Stato per circa mezz’ora e poi è uscito senza rilasciare dichiarazioni alla stampa.
Per il Pdl Monti deve mantenere il profilo di neutralità e terzietà ”in una fase di confronto politico delicata e importante come quella attuale”, questa la richiesta avanzata a Giorgio Napolitano dai capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri nei 20 minuti di colloquio con il Capo dello Stato. Cicchitto ha ricordato come non sia stato il Pdl a sfiduciare Monti: ”Da parte nostra – ha spiegato – sono stati mossi rilievi di merito, ma non abbiamo certo presentato una mozione di sfiducia”. Ora, ha sottolineato, ”andando verso le elezioni, il governo tecnico e Monti dovranno mantenere una collocazione al di fuori delle parti”. Stesso concetto espresso da Gasparri, secondio il quale ”è indispensabile che il governo mantenga un profilo tecnico, di terzietà e imparzialità, sopratutto in una fase in cui al centro deve esserci il confronto politico sui contenuti”.
Il Pd ringrazia il premier ma chiede una nuova fase. L’Italia ”dopo i sacrifici sostenuti merita una seconda fase con politiche progressiste e riformiste basate su un semplice principio: chi ha di più deve mettere di più a disposizione della comunità”, ha detto Dario Franceschini al termine del colloquio di circa venti minuti con Napolitano insieme ad Anna Finocchiaro. ”Vogliamo ringraziare il presidente Napolitano – ha scandito il capogruppo alla Camera – per il modo straordinario con cui ha esercitato l’ultimo anno del suo mandato, accompagnando il paese in un percorso difficile, in uno scenario inedito”. Franceschini ha voluto sottolineare come il Pd, fin dal primo giorno, sia stato leale nei confronti del governo: ”Abbiamo mantenuto l’impegno assunto il giorno dopo aver fatto cadere il governo Berlusconi. Avremmo potuto scegliere la strada comoda delle elezioni, ma invece abbiamo operato nell’interesse del Paese. Abbiamo sostenuto con lealtà l’esecutivo, correggendo ogni singola scelta in nome dell’equità e della giustizia sociale, cercando sempre di tutelare le fasce più deboli”.
L’Udc auspica il proseguimento del lavoro iniziato da Monti. Per non ”vanificare gli sforzi e le riforme che cominceranno ad avere effetti già dal 2013, occorre continuare con forza e decisione il lavoro svolto dal governo Monti”, ha detto al capo dello Stato Gian Luca Galletti ribadendo come per i centristi sia indispensabile insistere con l’agenda Monti. ”Abbiamo espresso al Capo dello Stato – ha spiegato – la nostra soddisfazione per il lavoro svolto n questo anno dal governo. Da parte nostra è giunto un contributo determinante per il lavoro dell’esecutivo che ora non dovrà essere interrotto”. Al Quirinale con Galletti, anche il capogruppo al Senato, Giampiero D’Alia, in rappresenza anche delle autonomie.
Anche il Terzo polo chiede di non tradire “l’impegno e i risultati ottenuti dal governo Monti”, qualunque sia quello che verrà dopo. A chiederlo a Napolitano è stato il leader di Api e presidente del Gruppo per il Terzo polo al Senato, Francesco Rutelli. ”Abbiamo espresso tutto il nostro apprezzamento – ha aggiunto Rutelli al termine del colloquio – per il comportamento ineccepibile del presidente della Repubblica, che ha mostrato saggezza, euquilibrio e rapidità nel percorso che sta portando il paese verso le elezioni”. Fli evidenzia un bilancio ”indiscutibilmente positivo” per l’anno di governo Monti. ”I sacrifici compiuti dagli italiani – ha sottolineato Benedetto Della Vedova – segnano comunque un bilancio positivo del lavoro dell’esecutivo, considerando dove era 12 mesi fa l’Italia e dove è oggi. Tutto questo non evapori ora in una campagna elettorale come quelle di 20 anni fa”. L’esponente finiano ha voluto inoltre ringraziare il presidente della Repubblica ”per come ha gestito questa crisi e gli ultimi, difficili, 12 mesi del paese”.
Per la Lega le dimissioni di Monti ”sono una buona notizia per tutti i cittadini, specialmente sotto Natale”, ha detto il capogruppo alla Camera Gianpaolo Dozzo esprimendo soddisfazione per la fine dell’esperienza del governo tecnico. ”Ringraziamo il presidente Napolitano per quello che ha fatto, ma soprattutto – ha aggiunto – siamo contenti che Monti abbia lasciato perché in un anno ha causato parecchi problemi al Paese”. Ora la Lega è pronta alla campagna elettorale, ha detto il capogruppo al Senato, Federico Bricolo: ”Se la data per andare a votare sarà quella del 24 febbraio, per noi va bene. Basta con le polemiche di palazzo, vogliamo andare sul territorio per presentare il nostro programma agli elettori”.
A chiedere che Mario Monti ”mantenga quel ruolo di terzietà che ha fin qui avuto alla guida del governo tecnico” sono stati invece Popolo e territorio e Coesione nazionale, rappresentati da Silvano Moffa e Pasquele Viespoli. ”Al Presidente abbiamo chiesto -ha riferito Moffa- che da parte di tutti vi sia un chiarimento, dovuto anche agli italiani. Se Monti manterrà il ruolo di terzietà fin qui avuto, può rimanere in carica per condurre con assoluta garanzia la fase elettorale”. Moffa e Viespoli hanno espresso ”grande apprezzamento per il lavoro svolto dal Presidente della Repubblica in una legislatura molto particolare. Un ruolo che sarà ancor più consistente e proficuo in questa fase. Al tempo stesso – ha detto Viespoli – il nostro apprezzamento va a Napolitano per avere, nel corso del settennato, profuso grande impegno per l’unità nazionale e per la dignità del Paese a livello internazionale”.
L’Idv ha chiesto invece a Giorgio Napolitano di ‘salvare’ le firme fin qui raccolte dai dipietristi sui referendum sul lavoro e sulla ”casta’, a rischio per la fine della legislatura. ”Abbiamo manifestato al Presidente – ha spiegato il capogruppo al Senato, Felice Belisario – la nostra preoccupazione per le firme sui nostri referendum, chiedendo di farle salve. Diversamente, il comitato promotore sarebbe costretto a ricorrere dinanzi alla Consulta. Il Presidente ci ha risposto che si sarebbe interessato della questione”. Quanto a Monti, ”avremmo preferito che avesse spiegato in Parlamento le ragioni delle sue dimissioni. Così purtroppo non è stato”, ha detto Belisario.
La mattinata di consultazioni si è conclusa con la delegazione del Gruppo misto di Camera e Senato secondo cui il nuovo governo dovrà operare “in continuità con l’azione di Monti”, hanno detto Giovanni Pistorio e Aurelio Misiti. “Il rigore e l’equità che hanno caratterizzato l’operato del governo Monti dovranno ispirare anche l’azione del nuovo esecutivo, con l’obiettivo di sviluppare ancora di più crescita e garantire giustizia sociale. Per questo -ha detto Pistorio- auspichiamo che si formi un’area politica che dia corpo a queste prospettive”.