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Berlusconi attacca Fini e Casini: I peggiori traditori della mia vita. Poi litiga anche con Giletti: Impari dalla D’Urso

“Se lei non mi lascia parlare, mi alzo e me ne vado. Vuole che me ne vada?”. Silvio Berlusconi si alza nel corso de ‘L’Arena’ con Massimo Giletti su RaiUno, minacciando più volte di lasciare lo studio se non gli fosse stato consentito di svolgere un ragionamento.
I due si sono fronteggiati in piedi finché Giletti ha assicurato che l’ex premier avrebbe avuto la possibilità di parlare, magari in un dialogo con l’editorialista del ‘Corriere della sera’ Massimo Franco, in collegamento.
“Se dopo un anno vengo qui e ci mettiamo a giocare…” ha protestato però di nuovo Berlusconi dopo un tentativo di interloquire da parte del conduttore, che ha detto: “Capisco che lei è abituato a Barbara D’Urso…”.
“Ha tanto da imparare dalla signora D’Urso” è stata la controreplica.
”Sono ritornato in campo per ritornare alla vittoria. Noi puntiamo alla vittoria e credo che sia alla nostra portata”. Lo dice Silvio Berlusconi a ‘L’Intervista della domenica’ su Tgcom24. ”Dove vogliamo arrivare? A vincere per poter completare la rivoluzione liberale che da sempre indico come traguardo ai nostri elettori. Puntiamo al 40% in modo che con l’attuale legge elettorale avremmo il 55% dei voti alla Camera dei deputati”.
E ”abbiamo in mente un grande rinnovamento. Gli ex An in totale amicizia si stanno avviando a una nuova formazione politica che resterà nei moderati e che condividerù con noi i voti. Dall’altra – annuncia – ci sarà un’immagine che ritornerà di più a Forza Italia”.
”L’ultimo governo è stato messo in difficoltà dai piccoli partiti che stavano con noi e che a noi erano necessari per essere maggioranza. Questo è un grande problema della vita politica italiana, è un cancro della politica. Gli italiani frazionano molto il voto. Questi piccoli partiti non agiscono volti all’interesse generale, ma solo al loro interesse personale che poi non è altro che l’ambizione dei loro piccolissimi leader” continua il Cavaliere. ”Gli italiani – ribadisce – non devono sprecare il loro voto sui piccoli partiti”.
E poi attacca alcuni degli ex alleati. ”E’ facile tradire Berlusconi. Io vengo dal mondo dell’impresa e dello sport, mondi nei quali è difficile avere successo se non si sa fare squadra. Una cosa impossibile da addossarmi – dice – è quella di non saper fare squadra. Io non so dare ordini, ma so convincere. Con Bossi abbiamo avuto una collaborazione leale. Con Tremonti abbiamo avuto grandi divergenze ma sempre con un comportamento corretto. Casini e Fini sono le persone peggiori che ho incontrato nella mia vita. Sono traditori non miei, ma di chi li ha eletti”. .
”Sul tradimento di Fini - continua – la ragione è ancora oscura. Casini mi ha sempre detto che sarebbe tornato davanti a un mio passo indietro. Io ne ho fatti tre ma è sempre rimasto là vicino alla sinistra e quindi ho dovuto ripresentarmi, facendo un grande sacrificio e abbandonando una prospettiva che prevedeva la costruzione di ospedali per bambini, occuparmi dell’università della libertà e pensare al Milan”.
”E’ stato un sacrificio – aggiunge – tornare al centro della politica politicante. Avevo nominato Alfano e so che diverrà un grande protagonista, ma i sondaggi hanno dimostrato che si è troppo legati alla mia immagine”. Infine Berlusconi rilancia l’appello: ”Cambiamo la Costituzione per poter realizzare un’Italia meno povera a cui tutti aspiriamo”.
Sul fronte europeo, invece, ”non ho mai fatto critiche infondate alla signora Merkel, l’ho contrastata ed è per questo che sono caduto in un’area di non simpatia nei confronti suoi e di Sarkozy. Io rappresentavo e difendevo il mio Paese esprimendo giudizi negativi su proposte della Germania e di altri Paesi del Nord. Le proposte di austerità, avevo chiarissimo che erano proposte – che se applicate – ci avrebbero portato alla recessione. Avevo con me quasi tutti i Nobel per l’economia in tal senso” dice Berlusconi.
”Quando si applica a un’economia già in difficoltà una politica di austerità si diminuisce il Pil e un aumento del debito. E se queste imposizione vengono applicate da governi di questi Paesi, non si rischia solo la recessione ma anche la guerra civile, ed è quello che è quasi successo in Grecia. Mi sono opposto quindi ai compiti in casa per la Grecia – sottolinea – e mi sono opposto alla Tobin tax, ho detto di no al fiscal compact mettendo il veto dell’Italia e in una riunione ho sostenuto gli interessi dell’Italia”.
”Io mi offendo se mi si da’ dell’antieuropeo. Io sono convinto che ci vuole più Europa unita, politicamente, sulle politiche monetarie e anche sulla difesa. Diverremmo una grande potenza militare – afferma il Cavaliere – paragonabile agli americani o ai russi. Bisogna pensare a un’Europa diversa da quella di oggi, non un’Europa dei burocrati ma un’Europa vicina alla gente. Se vincessi, punterei a una rinegoziazione con l’Europa, perché se andassimo avanti col patto fiscale dovremmo togliere dall’economia 50 miliardi all’anno. Il Pil ne soffrirebbe e andremo al disastro”.