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L’ultimo saluto a Mariangela Melato, oggi i funerali nella Chiesa degli Artisti

E’ finita nella luce incerta del primo mattino, in una clinica romana, la ‘bella avventura’ umana ed artistica di Mariangela Melato, 71 anni di vita, 52 di spettacolo. I funerali saranno celebrati sabato alle 15 nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo.
La definizione è sua, o meglio del suo personaggio forse più famoso, Raffaella Pavone Lanzetti, milanese, moglie di un industriale, in crociera nel Mediterraneo, che Lina Wertmuller fa naufragare su un’isoletta deserta con il meridionalissimo marinaio Gennarino Carunchio, Giancarlo Giannini, in ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto‘ (1974). “Mariangela era davvero straordinaria -la ricorda Giannini-. Recitando con lei diventavo spettatore, tanto riusciva a rendere bene il personaggio e a essere ammaliante, con i suoi occhi bellissimi e con quella luce che partiva da lei. Era una donna luminosa e solare. Lavorare con lei mi ha insegnato moltissimo, aveva un senso del gioco e dell’ironia, una straordinaria energia e il piacere di raccontare”.
I due attori hanno fatto più volte coppia, sempre con successo, diretti dalla Wertmuller: “Eravamo un trio affiatato e straordinario Lina, Mariangela ed io, e portavamo in scena delle storie che raccontavano il lato piu’ bello della vita”, aggiunge Giannini, al quale resta “il ricordo di una grande attrice che non ha mai pensato di essere una diva, perché era d’animo semplice”.
Un animo del quale era facile innamorarsi ed è in definitiva una dichiarazione d’amore quella con cui la ricorda Wertmuller, “Mariangela è stata soprattutto un bel regalo nella mia vita”, per la quale Mariangela era un pezzo di vita, di cuore e una parte importante del mio lavoro. Lascia un vuoto tremendo, incolmabile”.
Legato proprio a ‘Travolti da ‘un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto’ l’unico rimorso della Wertmuller a proposito della ‘sua’ attrice, quello di aver consentito al rifacimento del film con Madonna nel ruolo della Melato: “Di quel remake che non è piaciuto a nessuno la colpa è stata anche mia che diedi il permesso”. Con Mariangela, racconta poi la regista, non aveva smesso di pensare a progetti futuri insieme: “Ci pensavo spesso di rifare qualcosa insieme a lei. Ci ho pensato molto ma aspettavo che si riprendesse. Anche perché fisicamente era ancora perfetta. Anche nella malattia non aveva perso quella sua bellezza così unica, con quegli occhi distanti, così poco comuni e così comunicativi”. Dall’attrice alla donna, Renzo Arbore, che con lei ha avuto un’intesa relazione, ricorda che “Mariangela aveva una personalità così importante, composita e grande che è difficile raccontarla anche per chi come me l’ha conosciuta sentimentalmente”; per Arbore “era lontana dalla meschinità della vita, dall’inseguimento del successo attraverso i compromessi, dalle menzogne, dalla cattiveria, era lontana da tutto questo, era pura e assolutamente nobile”.
Della Melato Arbore ricorda poi la “continua voglia” di “arricchirsi culturalmente, lei che era stata vetrinista alla Rinascente. Una voglia che non l’aveva mai abbandonata e che c’era ancora fino alla fine. Negli ultimi giorni Mariangela aveva con sé i suoi libri. Questa sua continua volontà di apprendere mi ha arricchito moltissimo, ho imparato io da lei”. Quanto al suo lavoro di attrice “che per lei era la vita”, afferma Arbore, “sulla scena aveva più qualità di quelle che il pubblico possa ricordare. Capisco che si ricordino più facilmente i film di Lina e il successo americano di queste pellicole, che ho vissuto con Mariangela, alla quale erano state aperte tutte le porte a New York. Ma, a parte questi film, lei ha fatto teatro con Visconti e Ronconi, e cinema con Petri, Monicelli e De Sica. Anche nell’ultimo periodo in cui era molto malata, viveva per ritornare sulla scena e il suo eroismo è stato che, malgrado la malattia e le cure faticosissime affrontate con un coraggio inimmaginabile, lei ha fatto tre cose straordinarie: ‘Casa di bambola’, ‘Il dolore’, un monologo di quasi un’ora e mezza, e ‘Filomena Marturano’ per la tv con Massimo Ranieri. La sua idea era quella di diffondere questa meravigliosa storia napoletana anche ai non napoletani”.
A testimoniare che l’amore per la recitazione ha accompagnato l’attrice fino all’ultimo è stato oggi Gabriele Lavia: “Mariangela era una mia carissima amica e avevamo in progetto anche di fare un nuovo spettacolo in coproduzione tra il Teatro Argentina e lo Stabile di Genova, ‘Il giardino dei ciliegi’ di Checov”. “Avremmo dovuto iniziare le prove dello spettacolo ad agosto prossimo”, ha rivelato Lavia, spiegando che la proposta era arrivata dal direttore del teatro genovese, Carlo Repetti: “Lei aveva subito accettato e avevamo cominciato a lavorarci. Poi purtroppo a un certo momento Mariangela si è ammalata, ma abbiamo continuato ugualmente a lavorare al progetto fino a una settimana fa, quando lei mi ha mandato un sms in cui mi parlava del ‘Giardino dei ciliegi’”. Attrice fino all’ultimo, Mariangela Melato, protagonista di una carriera felice e precoce, iniziata a 19 anni, che l’ha portata dal teatro al cinema, fino alla radio e alla tv, musa di grandi registi e capace di portare sulla scena con esiti altissimi personaggi della tragedia greca, come Medea o Fedra di Euripide, e ruoli brillanti nella commedia musicale, come in ‘Alleluja brava gente’ di Garinei e Giovannini.
L’imprinting artistico a Mariangela Melato, nata a Milano il 19 settembre del 1941, lo ha dato Luca Ronconi. Con l”Orlando Furioso’ diretto dal regista piemontese, infatti, Melato si è affermata come attrice teatrale nel 1969, nonostante calcasse i palcoscenici già da nove anni, recitando con Visconti, De Bosio e Crivelli. Da quel momento è iniziata una carriera che l’ha vista protagonista nelle principali produzioni teatrali, diretta oltre che da Ronconi, da Strehler, Sepe, Gaber e Lavia. Di lei Ronconi ha detto oggi “siamo come fratello e sorella. E’ stato un legame intensissimo, anche professionalmente. Tutti i ruoli che le ho affidato erano delle sfide: lo era Olimpia nell”Orlando Furioso’, lo è stata di recente Nora nell’ultimo spettacolo che abbiamo fatto insieme. Lei le ha vinte tutte. Era una sfidissima ‘Quello che sapeva Maisie’ e lei l’ha stravinta”.
Intensa anche l’attivita’ cinematografica che ha visto la Melato musa di Lina Wertmuller, accanto a Giancarlo Giannini in pellicole entrate nella storia del grande schermo, come ‘Travolti da un insolito destino…’, ‘Mimì metallurgico’ e ‘Film d’amore e d’anarchia’. Ha lavorato con i più grandi registi cinematografici, da Pupi Avati a Mario Monicelli, da Elio Petri (‘La classe operaia va in paradiso’ e ‘Todo modo’) a Luigi Comencini, Claude Chabrol, Giuseppe Bertolucci, Sergio Rubini, per citarne solo alcuni. Numerosi i riconoscimenti che vanno da otto David di Donatello più una candidatura, a cinque nastri d’Argento e un globo d’Oro. Melato era stata nominata Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. L’esordio al cinema della melato lo ricorda con tenerezza il regista che la diresse in ‘Thomas e gli indemoniati’ (1970), Pupi Avati: “Stavamo girando a Ferrara e avevo chiesto un’attrice di Milano bionda e con gli occhi azzurri -ha raccontato- e invece si presentò questa ragazza che all’epoca era bruna, con i capelli ricci e gli occhi bistrati. Rimasi molto sconcertato. Lei mi chiese se poteva aspettare e io le dissi che non l’avrei fatta girare. Ma Mariangela non si arrese e si sedette a un tavolino del bar nella piazza. Ogni tanto mandavo qualcuno a vedere se c’era ancora, e lei era sempre seduta a quel tavolino, finché i camerieri, all’imbrunire, misero le catene ai tavolini e chiusero le saracinesche del bar. Ma lei era sempre lì”. “Allora, intenerito da quella determinazione -ha proseguito Avati- le dissi che la parte l’avrebbe fatta lei. L’indomani si presento sul set puntuale. Bastò che recitasse la prima battuta del copione perché mi rendessi conto di avere di fronte un talento vero. Le chiesi come si chiamasse e le dissi: ‘Signora Melato, lei è molto più brava di tutti noi’.
Dal grande al piccolo schermo, Mariangela Melato è stata protagonista anche in tv: a partire dall’esordio nel 1974 in ‘Mose’ per la regia di Gianfranco De Bosio ha partecipato a 16 produzioni, fra le altre ‘Orestea’ e ‘Orlando Furioso’ dirette da Luca Ronconi (1975), ‘Al Paradise’ di Antonello Falqui (1983), ‘Lulu” diretta da Sandro Bolchi (1986), ‘Una vita in gioco’ con la regia di Franco Giraldi (1991) e ‘Una vita in gioco 2′ diretta da Giuseppe Bertolucci (1992), fino alla ‘Filumena Marturano’ firmata da Franza Di Rosa (2010). In tv la Melato ha esibito tutti i suoi talenti, come ha ricordato ancora Renzo Arbore, sottolineando che “era capace di ballare come nessun’altra attrice in italia” e che fu persino interprete di “una famosissima ospitata televisiva in cui Pippo Baudo la portava dentro una valigia”, con una disponibilità a mettersi in gioco che nulla aveva di divistico, che faceva innamorare. Fra le mille battute dei suoi personaggi e’ dolce ricordarla con quella che pronuncia nel film ‘Caro Michele’, diretto da Mario Monicelli nel 1976, dall’omonimo romanzo di Natalia Ginzburg, dove interpretava una ragazza madre: “E’ proprio vero che ci si può innamorare di qualunque persona: anche la più buffa, strana, triste”. Mariangela non era una persona qualunque, ma in tanti ci siamo innamorati di lei.