• Home »
  • Evidenza »
  • Alleanze, Bersani apre ai centristi: Dopo il voto collaborazione con Monti per le riforme

Alleanze, Bersani apre ai centristi: Dopo il voto collaborazione con Monti per le riforme

“Siamo aperti alla collaborazione. Non uno scambio di favori, ma la firma di un patto per le riforme e la ricostruzione del Paese”. Lo dice Pier Luigi Bersani in un’intervista al Washington Post a proposito di un eventuale accordo con Mario Monti dopo il voto e alla disponibilità del centrosinistra a offrire “la presidenza” del Consiglio al Professore.
In caso di vittoria nelle elezioni, Bersani non ha intenzione di cambiare le riforme varate da Monti, ma intende “piuttosto aggiungere più riforme, applicandole o facendo degli aggiustamenti” alle riforme realizzate dal governo tecnico. Riforme, prosegue, che “sono state condizionate da un Parlamento la cui maggioranza era ancora nelle mani di Berlusconi“. Il segretario del Pd, considerato dal quotidiano Usa il “front-runner”, il favorito per l’incarico di primo ministro, illustra la sua ricetta di governo, riassumendone la “prima missione” nella formula, “legalità, moralità e diritti di cittadinanza”. Delle riforme ereditate dal governo uscente, un problema “da risolvere”, sostiene Bersani, è legato alla riforma delle pensioni, della quale, dice, lo stesso ministro Elsa Fornero “ha dovuto ammettere” i “difetti che hanno provocato dei problemi sociali”. Quanto allo scontro in atto tra Silvio Berlusconi e il professore, il segretario del Pd preferisce mantenere un ruolo di osservatore, rivendicando però la lealtà del suo partito nel sostenere il governo Monti “fino alla fine”, anche se, aggiunge, “non è stato facile”.
Bersani risponde anche al presunto timore dei mercati internazionali di fronte alla prospettiva di un ritorno della sinistra al potere in Italia. “I mercati non hanno nulla da temere, a patto che accettino la fine dei monopoli e delle posizioni dominanti”, dice. Il segretario del Pd ammette che l’idea di una sinistra italiana che “apre ai mercati” può apparire “strana”, “ma questo – sostiene – deriva dal fatto che in Italia la destra non ha una tradizione di libero mercato” e tende ad essere statalista e condizionata dalle lobby professionali.