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Protesta Femen durante l’Angelus: attiviste a seno nudo per i diritti gay

In topless in piazza San Pietro durante l‘Angelus del Papa. E’ la protesta in favore dei diritti dei gay, messa in scena questa mattina in Vaticano da quattro attiviste del gruppo femminista ‘Femen’, tre donne francesi e una ucraina, bloccate dalle forze dell’ordine e portate negli uffici del commissariato Borgo. Sul torace avevano dipinto la scritta ‘In gay we trust’.
“Manifestazioni di questo tipo squalificano da sole la stessa battaglia che viene portata avanti”, dice Don Antonio Mazzi . “In questo senso, se affermata in questo modo, è una battaglia persa”. ”Quanto alle polemiche di questi giorni, dico che la Chiesa fa il suo mestiere. Sono il primo a dire che laddove non c’è un padre e una madre, un rapporto molto profondo e serio, non può esserci un’educazione vera per il bambino. La natura insegna che siamo fatti così perché ci completiamo, le visioni del maschio e della femmina si integrano tra loro”.
Per il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo ”sicuramente la loro è una forma di protesta un po’ estrema, ma ci auguriamo non vengano criminalizzate, anche perché è comunque una forma di protesta non violenta”. . ”In una giornata come questa in cui la Chiesa si allea con i movimenti di destra ed estrema destra per sfilare a Parigi contro la proposta di legge del Governo Hollande per i matrimoni gay, la protesta di Femen sembra essere – seppure in forme un po’ radicali – un forte richiamo per il ruolo che in più parti il Vaticano gioca contro l’affermazione dei diritti dei gay. Anche in Ucraina in Parlamento si stanno valutando leggi contro i gay che prevedono sino a cinque anni di carcere per gli omosessuali, e la Chiesa Cattolica su questo non dice nulla. Una situazione, quella ucraina, dove molti gay vengono aggrediti e la polizia non fa nulla in loro difesa. Siamo impegnati in queste settimane -conclude- affinché sia concesso l’asilo politico a un ragazzo gay che è stato accoltellato nel suo paese e che se vi ritornasse rischierebbe di perdere la vita”.
Il gruppo di attiviste ucraine Femen si è reso protagonista di numerosissime manifestazioni in passato. Fondato nel 2008 a Kiev e guidato da Anna Hutsol, attualmente presidente del gruppo, Femen è diventato noto in tutto il mondo per le sue azioni che vedono la partecipazione di attiviste a seno nudo e che hanno come obiettivo quello di rivendicare la necessità di promuovere la democrazia, la libertà di stampa, i diritti delle donne, ma anche protestare per la difesa dell’ambiente, contro la corruzione, la prostituzione, il turismo sessuale, il sessimo, la pornografia, la violenza coniugale, il razzismo e la povertà. Con quella di stamattina sono alla loro seconda protesta in Vaticano dopo quella del novembre 2011, quando tre ragazze affiliate a Femen protestarono per i diritti delle donne in Piazza San Pietro durante l’Angelus ma furono bloccate dalla polizia. In Ucraina le attiviste sono da sempre particolarmente attive: nel mese di ottobre 2010 organizzano una protesta contro la visita di Vladimir Putin per contestare quella che denunciano essere l’ingerenza russa in Ucraina. Sempre contro l’ingerenza russa negli affari interni ucraini, in occasione di una visita nel 2011 del Patriarca russo Cirillo nel paese, una militante che indossa solo un jeans e ha una scritta nera sulla schiena (“Kill Kirill (Uccidere Cirillo)) si lancia sul prelato.
Numerosissime sono le manifestazioni organizzate in difesa delle donne, contro il turismo sessuale, contro le discriminazioni, contro l’abuso di potere. Il 7 Febbraio 2010, protestano in Ucraina presso i seggi elettorali, il 17 Marzo contro la mancanza di rappresentanti del sesso femminile nel governo di Kiev. Il 4 Febbraio 2011 la protesta a Kiev, in Ucraina, è rivolta contro il presidente ucraino Viktor Janukovy per le sue politiche “sessiste e discriminatorie”. Nel 2011 le attiviste protestano sul luogo della catastrofe di Cernobyl e pochi mesi piu’ tardi denunciano la situazione sanitaria dello zoo di Kiev e la corruzione dell’amministrazione che lo guida. Il gruppo diventa oggetto di censura (nel maggio 2011 la pagina Facebook delle attiviste viene soppressa), la polizia moltiplica le sue visite nel ristorante Cuopidon di Kiev dove si riuniscono le militanti. Femen e’ stato molto attivo anche in Europa, con manifestazioni a Parigi (nel 2011 sotto il domicilio di DSK): nel marzo 2012 sfilano in burqa nella capitale francese per toglierselo e restare a seno nudo rivendicando così i diritti alla libertà delle donne musulmane. A sostegno delle donne saudite e a favore del loro diritto a guidare, Femen organizza una manifestazione davanti all’ambasciata saudita a Kiev. L’organizzazione ha anche protestato a Mosca contro i presunti brogli elettorali (9 dicembre 2011), a Zurigo contro i mondiali di hockey del 2014 in Bielorussia per opporsi al presidente bielorusso Aleksandr Luka?enko (febbraio 2012) e lo stesso mese contro il mondo della moda a Milano.