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Riforma del lavoro, la Fornero cauta: Sulla cassa integrazione prematuro parlare di modifiche

Primo round tra governo e sindacati sulla riforma del lavoro. Questa mattina, per quattro ore, sindacati, industriali e ministri si sono incontrati per avviare la discussione sulle proposte dell’esecutivo. Proposte illustrate dal titolare del Lavoro Elsa Fornero, che hanno trovato una fredda accoglienza di Cisl e Uil e il netto no di Cgil. Ma il ministro è ottimista: “Siamo partiti con il piede giusto”, ha detto uscendo dal vertice e annunciando che il prossimo incontro ci sarà “la prossima settimana”.
Nel documento presentato al tavolo, che non è stato consegnato alla fine dei lavori perché, come specificato dalla stessa Fornero, andrà ulteriormente lavorato ancora prima di essere definitivo, il lavoro flessibile è al centro della questione: dovrà costare di più, mentre la conversione da contratto a tempo determinato a indeterminato sarà favorita con la graduazione degli sgravi contributivi anche in rapporto alla formazione svolta. Inoltre, nel documento si precisa come debba esserci un uso limitatissimo della Cig, solo quella ordinaria nei casi in cui si possa rapidamente riprendere il lavoro, e interventi risarcitori per chi viene licenziato e perde il posto di lavoro.
“C’è da fare una riforma – ha detto prendendo Fornero la parola – ma bisogna considerare che, nel breve periodo, non abbiamo risorse da spendere su questo importantissimo capitolo”. Sarà una riforma “ambiziosa, ma non c’è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso”.
“E’ dovere di questo governo portare tutti a discutere non per la conservazione dell’esistente ma per il futuro, per la crescita, per l’Europa”, dice Fornero, che aggiunge rivolta alle parti sociali: “il modo in cui declineremo queste linee di tendenza dipenderà da voi”.
La riforma del lavoro, prosegue quindi il ministro, sarà oggetto “di una legge ad hoc”. Il confronto si svilupperà su cinque linee guida: tipologie contrattuali, formazione apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro. Per Fornero “occore un contratto che evolva con l’età dei lavoratori piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per tutte le età”.
Quello cui pensa il governo è un modello di contratto che si “iscrive attorno alla vita del lavoratore” e che sembra richiamare il modello “Modigliani”. Il tutto per favorire la formazione e la partecipazione al mercato del lavoro “ad ogni età”.
Il reddito minimo, si legge nel documento del ministro, “richiede risorse ora non individuabili”. Per questo e per “ragioni di bilancio potrebbe essere già individuato in questa riforma ma, per le stesse ragioni, l’applicazione normativa potrebbe essere dilazionata”.
Sul capitolo ammortizzatori sociali, la Fornero spiega che “saranno finanziati da contributi come avviene nel sistema assicurativo mentre la fiscalità generale servirà per l’assistenza”. Una riforma degli ammortizzatori sociali che poggerà su due pilastri: uno connesso con la riduzione temporanea dell’attività di lavoro e l’altro che sostenga i redditi di chi abbia perso il posto di lavoro.
Nonostante l’ottimismo del ministro, l’accoglienza dei sindacati non è stata particolarmente positiva. Soprattutto da parte della Cgil: “Non c’e stata nessuna condivisione delle proposte che il ministro ha illustrato. Per questo aspettiamo l’agenda dei tavoli. Per noi si parte dall’ agenda e non da contenuti già predeterminati” ha detto il segretario generale Susanna Camusso. ”Non si può superare la cigs, questo non è fattibile”, ha quindi detto il leader della Cgil che comunque aggiunge: oggi ”sono stati condivisi i titoli dell’agenda dei prossimi giorni, che sono frutto della condivisione”. Il confronto, chiarisce, si aprira su tipologia contrattuale, apprendistato e formazione, flessibilità, ammortizzazioni sociali e servizi per l’impiego.
Meno duro, ma comunque cauto Raffaele Bonanni, leader della Cisl: ”Siamo disponibili a discutere della revisione degli strumenti ma senza rompere la necessaria coesione sociale”. ”Occorre procedere con molta cautela, dobbiamo rassicurare il mercato del lavoro cercando soluzioni che non dividano ma uniscano”.
Si può lavorare su alcuni temi centrati del mercato del lavoro ”ma senza forzature e fughe in avanti”, ha quindi detto Bonanni. ”Sulle tipologie contrattuali possiamo lavorare insieme, sugli strumenti che hanno trovato già il favore di tutti come l’apprendistato per i giovani, migliorando questi strumenti”.
”Sappiamo tutti – sottolinea il sidsacalista – che c’è un uso improrio di alcuni istituti, come le partite iva. Per questo la strada è quella di alzare la contribuzione per evitare questo dumping nel mercato del lavoro”. Sulla riforma degli ammortizzatori sociali, il sostegno al reddito, osserva Bonanni, ”va legato alla formazione per consentire ai lavoratori di riqualificarsi”.
Più netto il giudizio di Luigi Angeletti, leader della Uil: “Temo che il metodo suggerito possa favorire il disastro: la definizione delle soluzioni deve essere il prodotto di un confronto negoziale vero”.
“Se il governo ha un approccio sussidiario è utile. Se fosse il contrario ci si incamminerebbe verso il disastro politico. Noi pensiamo che la discussione sull’occupazione non possa essere circoscritta solo alla regolazione dei flussi di entrata e di uscita dalle imprese” ma deve “concentrarsi” anche sulla “riduzione dei fenomeni patologici” come ad esempio quello dei falsi lavoratori autonomi. E aggiunge: “Io credo che le parti sociali siano capaci di risovere l80% dei problemi”. Quanto agli ammortizzatori sociali, Angeletti suggerisce di evitare di guardare a “modelli di protezione sociale che inventino i licenziamenti”.
”Se davvero il governo cerca la coesione, la discussione dovrà partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil condiviso dall’Ugl” ha detto il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, nel suo intervento al tavolo.
Ad aprire i lavori era stato, in mattinata, il presidente del Consiglio Mario Monti. “Spero che si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all’art.18″ aveva detto Monti che ha aggiunto: “Servono buone soluzioni strutturali per il mercato del lavoro”, il capo del governo auspica che “il maggior spazio che stiamo creando per le forze produttive del Paese ci aiuti a far sì che quello che verrà fuori dal vostro tavolo serva a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori e a migliorare la situazione della Ue”.
Il governo, ha poi spiegato Monti, non intende procedere per decreto sulla riforma del mercato del lavoro. Ma i tempi del confronto, ha assicurato, non possono essere lunghi. Al termine del suo intervento, il presidente del Consiglio ha lasciato palazzo Chigi diretto a Bruxelles, dove oggi parteciperà alla riunione dell’Eurogruppo.