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La segretaria incastra Bossi: sapeva tutto. Così i figli si compravano lauree e Porsche

La segretaria incastra Bossi: sapeva tutto. Così i figli si compravano lauree e Porsche

“Io stessa avevo avvisato Bossi delle irregolarità” commesse dall’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito. E’ quanto ha dichiarato ai pm nei giorni scorsi Daniela Cantamessa, una delle segretarie di Bossi, sottolineando inoltre di aver detto al Senatur che “Rosy Mauro era un pericolo”. “Non nominai a Bossi la moglie perche’ mi sembrava indelicato” aggiunge la donna.
“Confermo che nel corso della conversazione, Nadia Dagrada che io torno a ripetere considero una persona fedele al movimento e alla purezza dei suoi intenti sembrava quanto meno soddisfatta, del fatto che avesse suggerito a Belsito di fotocopiarsi tutta la documentazione compromettente in modo che rimanesse la prova della malversazioni effettuate e che chi non era stato fedele al partito ne pagasse le conseguenze, e prima fra tutti la Rosy Mauro. A vostra domanda vi dico che Dagrada non mi ha mai riferito dell’esistenza di una registrazione inerente ad un colloquio tra il Belsito e Umberto Bossi”.
La Dagrada, dirigente amministrativa della Lega, interrogata anche lei dai pm di Milano e Napoli, conferma quanto emerso dalle intercettazioni in mano agli inquirenti. E afferma che nelle casse della Lega Nord “circolavano anche soldi ‘in nero’”. “Mi si chiede se siano entrati nelle casse della Lega Nord soldi in contante ‘in nero’. Si’ – conferma Dagrada ai pm -, mi ricordo che, alcuni anni fa, l’ex amministratore della Lega Nord, Balocchi, porto’ in cassa 20 milioni di lire in contante dopo essersi recato nell’ufficio di Bossi”.”Sapevo che c’era il ‘nero’ che finanziava il partito – aggiunge -ma io ho assistito a un solo episodio di 20 milioni di lire portati da Balocchi e prelevati dall’ufficio di Bossi”.
Ai magistrati che le fanno ascoltare l’intercettazione di una conversazione con Belsito chiedendole chiarimenti, Dagrada spiega: “Castelli stava insistendo, anche con me, per vedere i conti del partito e quindi io consiglio a Belsito di riferire al capo Umberto Bossi, vista la consistenza delle spese sostenute per la famiglia Bossi, di non permettere a Castelli di fare questi controlli e che quindi per poter continuare a pagare le spese della famiglia bisognava fare ricorso al ‘nero’, cioe’ ad incassare liquidita’ senza registrazione contabile alcuna, cosi’ come ha fatto in passato Balocchi quando e’ andato all’ufficio di Bossi ed e’ uscito subito dopo con delle mazzette con 20 milioni di lire dicendomi di non registrarli e di metterli in cassaforte perche’ ci avrebbe pensato lui. Sapevo che circolava del ‘nero’ nella Lega ma io ho visto personalmente solo questa operazione”.
La dirigente amministrativa della Lega inoltre temeva che Rosy Mauro, attraverso Roberto Castelli, potesse danneggiare Bossi. “Ero preoccupata -racconta la donna- e mi contrapponevo all’accesso ai conti della Lega da parte di Castelli, poiche’ ritenevo che attraverso lui, Mauro avrebbe potuto utilizzare la conoscenza dei fatti sopradetti contro gli interessi del mio segretario e contro gli interessi del mio movimento. Per questi motivi ho spinto Belsito a rappresentare in colloquio riservato a tu per tu con Bossi l’esistenza di questi fatti e di questo pericolo”.
Sempre nel corso dell’interrogatorio la dirigente afferma di non aver voluto che i fondi pubblici del partito venissero utilizzate per le esigenze personali, non per i fini delle attivita’ di partito. Pertanto lo consigliavo di fare dei bonifici tracciabili sui versamenti a favore della scuola bosina fatti sempre dal Banco di Napoli della Lega di Roma, evitando al contrario i pagamenti a favore di persone e non per gli interessi di partito”.
“Posso dire che la situazione e’ precipitata dopo la malattia del segretario federale, Umberto Bossi, nell’anno 2003, dice Dagrada ai pm. Dopo il 2003 c’e’ stato ‘l’inizio della fine’: si e’ cominciato con il primo errore consistito nel fare un contratto di consulenza a Bruxelles a Riccardo Bossi, se non ricordo male da parte dell’onorevole Speroni”.
Quanto a Francesco Belsito, al centro ora di tre indagini giudiziarie, l’ex tesoriere della Lega avrebbe ‘falsificato’ un documento interno alla Lega per procedere con l’operazione Tanzania. “Con l’operazione Tanzania -dice la Dagrada- emersa a gennaio sui media, ho scoperto poi successivamente che Belsito per poter effettuare il prelievo dei 5.700.000 dalla Banca Aletti di Genova e fare l’investimento con Bonet, ha utilizzato un verbale del consiglio federale della Lega, che stabiliva ed e’ tutt’ora vigente, il limite di possibilita’ di spesa ad euro 150.000 con firma singola, mentre superiore a questa cifra e’ previsto l’avvallo del comitato amministrativo e cioe’ di Castelli e Stiffoni, cancellando la parte in cui era riportato il limite di spesa. Verbale consegnato poi alla banca”.
Intanto la cartella ‘The family’ trovata nella cassaforte di Belsito fa tremare la famiglia Bossi, mentre e’ caccia alla registrazione tra l’ex tesoriere della Lega Nord e il Senatur. Un colloquio che, come emerge piu’ volte negli atti delle tre inchieste giudiziarie, potrebbe ‘inchiodare’ il fondatore del Carroccio ma che, a quanto apprende l’ADNKRONOS, non e’ stata trovata tra il materiale finora sequestrato. Un elemento che potrebbe aggravare la posizione dell’ex segretario federale del partito che, anche oggi, ha continuato a difendere la sua famiglia.
Con i soldi provenienti dal finanziamento pubblico, riferisce ai pm la segretaria amministrativa della Lega, “si sono cominciate a pagare dal 2003 una serie di spese personali a vantaggio di Riccardo Bossi e degli altri familiari dell’onorevole Bossi; in particolare con i soldi della Lega venivano pagati i conti personali di Riccardo Bossi per migliaia di euro e degli altri familiari, come per esempio i conti dei medici sia per le cure dell’onorevole Bossi sia dei suoi figli; a tal riguardo mi risulta che il Belsito paghi con i soldi della Lega tali conti”.
Nell’elenco delle somme spese, Dagrada ha fatto mettere a verbale anche il diploma e la laurea di Rosy Mauro e del suo compagno e segretario particolare, Pier Moscagiuro (per complessivi 130mila euro); spese per acquisto e noleggio di autovetture; spese di soggiorno per vacanze; spese per la telefonia; comodato d’uso a titolo gratuito dell’associazione umanitaria Padana”. Dagrada afferma inoltre di aver saputio da Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega , che “a favore di Rosy Mauro siano state erogate somme e fatture relative ad una visita cardiologica, per un ammontare di alcune centinaia di euro, pagata con i soldi della Lega. “Ripeto, il Belsito mi ha raccontato di altre somme della Lega di cui la Mauro si sarebbe appropriata, di cui, tuttavia, io non ho visto le carte. Poi per quanto attiene l’amante di Rosy Mauro, Belsito mi ha riferito che Pier Moscagiuro, poliziotto, attualmente suo segretario particolare, e’ stato da lei aiutato ad ottenere un mutuo agevolato e gli sono stati pagati soldi per conseguire un titolo di studio. Il poliziotto e’ attualmente in aspettativa ed ha un contratto con la Vicepresidenza del Senato, dove la Rosy e’ Vicepresidente dello stesso organo”. E ancora “Il Belsito -aggiunge la Dagrada- mi ha riferito che lui aveva delle amicizie particolari con alcuni appartenenti alle Forze dell’Ordine, tra cui Carabinieri e Guardia di Finanza e che poteva assumere informazioni da loro anche riservate e giudiziarie”.
Non finisce qui. Anche la laurea che Renzo Bossi sta prendendo presso un’universita’ privata di Londra era ‘a carico’ delle casse della Lega, rivela la segretaria amministrativa del Carroccio. “Anche Renzo Bossi dal 2010 sta ‘prendendo’ una laurea ad un’universita’ privata di Londra e so che ogni tanto ci va a frequentare e chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega, ed anche qui credo che il costo sia sui 130.000 euro”.
Dalle casse del Carroccio sono usciti anche i soldi per pagare le spese mediche di Umberto Bossi, soprattutto per la clinica in Svizzera. “Per quanto attiene il ricovero di Umberto Bossi nel 2003 le spese per la Ildebrand di Varese sono state anticipate dalla Lega e poi l’amministratore Balocchi successivamente se li e’ fatti rendere da Bossi, credo per circa 100mila euro. Quando poi Balocchi ha avuto problemi di salute e’ stato affiancato del ruolo di amministratore da Belsito. Per quanto attiene le spese, circa un migliaio di euro, per il Cardiocentroticino di Lugano del 2010-2011 sono state pagate dalla Lega e non mi risulta che siano stati pagati dai Bossi”.
Intanto, dopo la diffusione delle intercettazioni e dei verbali di interrogatori, arriva la reazione, dura, di Rosy Mauro, che parla di “porcherie inventate dai giornali”. “Mi trovo costretta a ribattere alle porcherie che i giornali si stanno inventando, per salvaguardare il bene piu’ prezioso, il sindacato (Sin. Pa., ndr), che ho creato con enormi sacrifici”. “Nego nel modo piu’ assoluto ogni addebito – continua Mauro – contesto questa campagna mediatica denigratoria in ogni sua forma; ogni questione riguardante la mia persona o il sindacato e’ assolutamente legale e cio’ verra’ dimostrato documentalmente in ogni sede. I nostri detrattori vogliono affossare il Sindacato ma non glielo permettero’”.
“Proprio per questa ragione – conclude la senatrice – da oggi in poi non staro’ piu’ a guardare in silenzio, ma rispondero’ personalmente agli attacchi e alle accuse prive di ogni fondamento che ormai quotidianamente mi vengono fatte, cio’ anche avanti le autorita’ competenti, contro tutti coloro, anche individualmente, mi stanno infamando, tutto quanto come per legge”.
la senatrice leghista, tramite il suo avvocato, fa sapere infine che non intende dimettersi da vice presidente del Senato e che “partecipera’ nei prossimi giorni alle trasmissioni televisive a cui e’ stata invitata e lo fara’ allo scopo di rispondere in merito alle cose infamanti che sono state dette sul suo conto”.